Il progetto Prendas intende creare uno spazio di protezione supporto e aiuto rivolto alle donne, madri e bambini cresciuti in ambienti familiari nei quali è avvenuta violenza. Uno spazio neutro rivolto alle donne e un luogo di crescita e comprensione delle dinamiche familiari vissute dai minori.
Una strategia integrata di interventi che consenta di migliorare l’efficacia e l’efficienza del percorso di affrancamento dalla condizione di deprivazione che scaturisce dall’esperienza traumatica di violenza fisica e psicologica che si sviluppa in famiglia e parallelamente porre in essere attività di prevenzione e sensibilizzazione che coinvolgano tutti i cittadini e in particolare gli adolescenti per stimolare il cambiamento culturale rispetto alla violenza di genere.
Le Azioni si pongono come una barriera attiva e positiva alle conseguenze della violenza familiare e si sostanziano:
- Attivazione di uno spazio neutro dentro i locali dello Sportello SPEED, quale spazio fisico per l’accoglienza di seconda soglia di donna e bambino vittime di violenza familiare, con personale specializzato, psicologhe e psicoterapeute, per accogliere e supportare nel superamento del trauma tanto le donne quanto i minori.
- Attività di sensibilizzazione e prevenzione della violenza di genere, da realizzarsi nelle scuole, là dove certi meccanismi, legati al perpetuarsi della cultura patriarcale egemonica, nascono e si sviluppano. L’azione si sviluppa su più livelli considerando la scuola come una comunità integrata, con interventi dedicati ai ragazzi/e, ai docenti, alle famiglie si collega ad una Rete del territorio che dia continuità e prospettive al cambiamento.
LO SPAZIO NEUTRO
È un servizio, o meglio, uno strumento al quale spesso ricorrono le autorità giudiziarie in tutti quei casi di separazione conflittuale in cui, a causa del rifiuto dei figli a incontrare uno dei due genitori, diventi necessario regolare in modo equilibrato l’accesso a entrambe i genitori, nei casi in cui sia temporaneamente limitata la responsabilità genitoriale, nei casi di riconoscimento sopraggiunto in tempi successivi alla nascita, in tutti quei casi nei quali per diversi motivi, si siano dovuti interrompere bruscamente rapporti relazionali significativi, come nel caso di condanne di maltrattamento, condanne di abusi e violenze, attivazione del codice rosso e altri casi similari. Il criterio di base è naturalmente il diritto inviolabile di un rapporto il più possibile soddisfacente e funzionale con entrambi i genitori e con altre figure importanti per il minore, come i nonni e, in situazioni particolari, i fratelli. Ciò a cui si ambisce con l’implementazione dello Spazio Neutro è la costruzione, la ri-costruzione e lo sviluppo delle relazioni interrotte o addirittura mai esistite puntando, in particolar modo al principio di “continuità” delle stesse. Tutto questo si può realizzare solamente attraverso dei programmi che tengano conto delle esigenze individuali di entrambi le parti e nel pieno rispetto del minore, originando tale strumento, proprio dalla Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia che recita: “mantenere relazioni personali e contatti diretti in modo regolare con entrambi i genitori, salvo quando ciò è contrario al maggior interesse del bambino” (New York, 1989).
Per poter meglio adempiere alla sua funzione è di cruciale importanza che le persone deputate a gestire lo Spazio Neutro siano dei veri e propri “specialisti” in merito, veramente capaci di ricreare le condizioni più adeguate all’instaurarsi del rapporto genitore/figlio o della diade in questione ed essere preparati a seguire, passo passo, la sua evoluzione in itinere.
Organizzare in maniera funzionale gli incontri, partendo dalla preparazione dei soggetti coinvolti, spiegando la cornice giuridica del caso, ma anche quella emotiva e relazionale.
Inoltre la pianificazione e l’organizzazione va effettuata con molta attenzione di volta in volta, ma diventa cruciale anche quella relativa al tempo complessivo dell’intero percorso. In tal maniera è possibile favorire lo sviluppo della relazione, in un clima il più possibile disteso e proficuo (giusta distanza l’uno dall’altro, durata dell’incontro, frequenza possibilmente settimanale, periodo del progetto 4/12 mesi).
Lavorare sulla reazione emotiva delle parti in causa e fare in modo che queste arrivino a prendere coscienza delle proprie emozioni in merito, per poter arrivare agli incontri nella miglior condizione psico-emotiva possibile.
È bene prestare particolare attenzione all’emotività dei minori coinvolti, al loro vissuto e all’impatto emotivo che avrà l’incontro con il genitore a breve, medio e lungo termine.
L’organizzazione degli spazi è molto importante: è bene farlo in modo da ricreare il più possibile un ambiente naturale, familiare nei quali il bambino si senta, sempre, di poter scegliere. Sono utili e importanti come mediatori a supporto della relazione, giochi individuali, giochi relazionali, libri interattivi o classici, a seconda dell’età, ma sempre di grande. Anche gli arredi sono importanti, colorati, facilmente raggiungibili a seconda dell’età e della situazione, ma in linea di massima sarebbe bello e funzionale che ci fossero<. tavolini bassi, tavoli più grandi, lavagne, possibilità di ascoltare della musica ecc.
LO SPORTELLO D’ASCOLTO
PREMESSA
Lo Sportello Antiviolenza all’interno della nostra Associazione è, per animo della stessa, non una modalità di accoglienza tra le tante, bensì la modalità cardine e con la quale ci si confronta maggiormente con le vittime di violenza.
È questo il motivo per il quale si è deciso di lavorare su un progetto vero e proprio di sportello di ascolto con l’obiettivo di conferire alla principale attività dell’Associazione una struttura metodologica che facilitasse i diversi momenti del processo, il monitoraggio dello stesso con la possibilità di individuare più agilmente i punti critici e poterli correggere in itinere.
L’obiettivo è quindi quello di mettere in atto, grazie a un metodo sistematico, azioni di prevenzione e di contrasto a qualsiasi forma di violenza rivolta alle donne e ai minori vittime di violenza diretta e / o assistita, offrendo loro orientamento, sostegno e tutela.
La sede dello Sportello è a Cagliari, in via Tiziano 29 presso la Cooperativa Passaparola con la quale la nostra Associazione ha stretto una sinergica e proficua collaborazione. I giorni dedicati agli incontri sono il lunedì e il mercoledì dalle ore 9:00 alle ore 13:00 e dalle ore 15:00 alle ore 18:00. È comunque sempre possibile contattare lo Sportello tramite telefono (……) o mail (……) o tramite pagina facebook (…). L’equipe di lavoro pesta la sua a titolo volontario ed è formata da una psicologa, una psicoterapeuta, due operatrici, un legale, un’addetta alla comunicazione.
Lo Sportello di ascolto è organizzato e suddiviso in diversi step:
- contatto telefonico
- incontri vis a vis
Per quanto concerne la telefonata è importante sottolineare l’estrema attenzione ad essa dedicata, si tratta infatti del primo contatto con la vittima di violenza ed è importante e necessario saperlo gestire nel miglior modo possibile. A tal riguardo è fondamentale considerare numerose variabili in modo da cogliere, nel minor tempo possibile, la situazione e il suo grado di gravità e poter così intervenire in tempi e modalità adeguate.
Quando dalla telefonata emergono la necessità e la compatibilità con il supporto offerto dallo Sportello d’ascolto, si passa alla fase successiva degli incontri vis a vis. Questa fase viene suddivisa a sua volta in più momenti:
1° – Due o tre colloqui gestiti generalmente dalle operatrici e/o dalla psicologa e dalla psicoterapeuta, allo scopo di comprendere i dettagli e capire se il quadro può, a tutti gli effetti, rientrare nella tipologia degli interventi promossi e portati avanti dallo Sportello di Ascolto.
2° – Fissare gli obiettivi specifici atti a supportare la vittima di violenza e fornire gli strumenti necessari a procedere in autonomia a un processo di ricostruzione e integrazione in un sistema sociale che spesso è percepito dalle vittime poco accogliente quando non respingente. I colloqui sono tesi quindi a delineare i possibili scenari futuri, sia nell’ immediato che in prospettiva, rappresentando chiaramente alla persona coinvolta le possibilità a disposizione. In tale percorso viene considerata sia l’opportunità dell’assistenza legale (quando necessaria), sia la possibilità di un percorso più impegnativo con la psicologa e /o la psicoterapeuta.
Lo Sportello è aperto a tutti indistintamente ed è raggiungibile sia telefonicamente che per posta elettronica per garantire sempre il contatto e dare l’opportunità di comunicare, attraverso mail, i motivi principali della richiesta di aiuto e, ove necessario, gli elementi salienti relativi agli episodi di violenza.
Lo Sportello è stato pensato come uno strumento in divenire allo scopo di rendere sempre più ricca e completa l’offerta di aiuto. Al momento e per il progetto in questione viene garantita l’assistenza sulle questioni legali, psicologiche, sanitarie, riferendosi ad una rete di servizi e figure professionali specializzate. Nell’ambito dello sportello sono garantiti:
- anonimato e riservatezza
- rispetto delle scelte, dell’autonomia e dell’autodeterminazione;
- formazione specifica obbligatoria e continua delle operatrici
L’Associazione in futuro ha il progetto di ampliare il suo raggio di azione promuovendo, in ottica di prevenzione, sostegno e percorsi ad hoc per le donne provenienti da altri paesi e quindi da altre realtà culturali, grazie a percorsi di orientamento e supporto sia all’inserimento sociale che a quello lavorativo.
Lo scopo finale del nostro Sportello Antiviolenza è quello di operare attivamente e in collaborazione con tutti gli organi e le istituzioni presenti sul territorio: Comune, Servizi Sociali, altre Associazioni di volontariato, case protette e consultori, Tribunale e Questura.
Grazie all’esperienza sul campo infatti abbiamo avuto modo di verificare lo stato delle cose a riguardo e di constatare che sarebbe oltre che necessario, urgente, sia aumentare l’offerta sul territorio, sia promuovere attività di formazione e monitoraggio dei servizi già in essere unitamente a scambi produttivi tra i diversi enti che operano nel settore.
RISORSE
Lo sportello si organizza con il lavoro volontario di 4 figure: 1 psicoterapeuta, 1 psicologa, 1 avvocato e due operatrici.
Generalmente l’accoglienza viene fatta nei locali della sede dell’Associazione, messi generosamente a disposizione dalla Cooperativa Passaparola con la quale è nata una stimolante e feconda collaborazione, tuttavia, in casi particolari può capitare di operare altrove.
Lo sportello si organizza con il lavoro volontario di 4 figure: 1 psicoterapeuta, 1 psicologa, 1 avvocato e due operatrici.
Generalmente l’accoglienza viene fatta nei locali della sede dell’Associazione, messi generosamente a disposizione dalla Cooperativa Passaparola con la quale è nata una stimolante e feconda collaborazione, tuttavia, in casi particolari può capitare di operare altrove.
COME PROCEDIAMO
Questa fase è il cuore e l’anima dell’intervento nonché quella propedeutica all’instaurarsi e poi consolidarsi del rapporto con le donne che si rivolgono allo Sportello, affinché si possa effettivamente supportarle.
Si cerca infatti, di mettere a proprio agio la donna fornendole le rassicurazioni circa il setting protetto atto a trovare tutte le informazioni e il sostegno necessari ad affrontare la propria problematica personale. Questo primo importante momento viene gestito contemporaneamente da due operatrici che, fin da subito, chiariranno all’utente in questione, il proprio ruolo all’interno
dello sportello: potrà essere la psicologa o la psicoterapeuta, o le operatrici o ancora, l’avvocato insieme ad una delle altre figure professionali, a seconda del caso e della disponibilità.
La particolare delicatezza di questa prima fase richiede uno spazio idoneo che garantisca la giusta privacy e una sala d’attesa a disposizione eventualmente ad accompagnatori che, se non per chiara ed esplicita richiesta da parte della persona in difficoltà, è buona prassi far attendere fuori perché non siano in nessun modo motivo di condizionamenti o remore a raccontare la propria storia.
Questa “fase”, naturale evoluzione della prima, la maggior parte delle volte appare disordinata, confusa e caratterizzata più che da fatti contestualizzati, da emozioni in libera uscita. Quasi sempre, inizialmente può sembrare poco proficuo e soprattutto confondente tale flusso di emozioni e di idee, ma si rivela invece molto utile. Offre infatti la raccolta di numerosi e importanti elementi salienti ad inquadrare la situazione nel suo complesso e comprendere se e come poter essere di aiuto. Il tempo per mettere in ordine pensieri ed emozioni sarà quello subito successivo che, con le dovute modalità farà chiarezza sugli avvenimenti e sulle circostanze.
Già da ora può risultare utile iniziare ad appuntare qualcosa su una scheda ad hoc per la raccolta delle informazioni che verrà poi compilata e terminata grazie a domande e risposte più chiare.
Solo dopo aver ascoltato è necessario avere un quadro il più possibile fedele agli avvenienti ed è quindi necessario porre delle domande più specifiche.
La modalità scelta è appunto quella del racconto e del dialogo dal quale far uscire l’anima del problema.
Le domande non hanno la forma di un interrogatorio, bensì vengono poste con estrema semplicità e chiarezza e allo stesso tempo devono essere brevi e precise.
La finalità infatti è quella di provare a capire gli avvenimenti ma anche di promuovere una riflessione critica per chi racconta, di quali siano i fatti e quali le interpretazioni di questi. In particolare questo aspetto ci può dare informazioni riguardo alla persona che abbiamo davanti e all’oggettività della situazione. In questa fase si prosegue alla compilazione della scheda che fornisce un valido aiuto.
Il primo contatto – colloquio è necessario a capire e ad inquadrare il livello della problematica e i rischi ad esso collegati, la violenza subita, i rischi, l’eventuale limitazione della libertà personale cui la donna può essere sottoposta.
In questa fase si raccolgono e si valutano anche i cosiddetti fattori protettivi:
le risorse personali insieme a quelle familiari e sociali, oltre che a quelle istituzionali
Le modalità di agire possono essere veramente tante, dipende infatti dalla gravità riportata dalla vittima di violenza, dal suo back ground socio – culturale e da un vasto insieme di variabili che, strada facendo, potranno essere un prezioso aiuto alla risoluzione del problema e consentire, alle persone che si rivolgono allo Sportello, maggior autostima, consapevolezza e forza d’ animo. Le azioni messe in campo, come già anticipato, possono spaziare e dare Vita a dei veri e propri nuovi progetti di vita.
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